Storia del castello

Alla scoperta del Castello Sovizzo

La storia del castello che non risulta elencato in nessuno dei diplomi imperiali, appare chiara solo all’inizio del sec. XIII, mentre è difficile capire con precisione il periodo preciso della posa della prima pietra.

Con la documentazione ritrovata si può datare la nascita intorno al sec. X, come castello vescovile con il compito di proteggere i fedeli e la chiesa di San Bartolomeo dalle invasioni degli Ungheri che scorrazzavano nel vicentino in quel periodo. Il Castello di Montemezzo (Mons Medius) è elencato nei castelli vescovili in tutti i diplomi imperiali a partire da quelli di Ottone III dell’anno 1000 sino all’ultimo di Ottone IV del 1210 anche se in quest’ultimo il castello non apparirà più in possesso dei vescovi di Vicenza.  Sembra di capire che all’inizio del 1200 a causa della nota situazione fallimentare per lo sperpero dei beni vescovili da parte del vescovo Uberto II, caduto inoltre nelle spire dell’usura, il castello è stato venduto l’ 8 Marzo del 1206 all’arcidiacono Florasio ed al preposito Nicolò, i quali agivano in nome e per conto del Capitolo della Cattedrale di Vicenza, e versarono L. 4.070 nelle casse della diocesi di Vicenza comandata dal patriarca di Aquileia Wilferio, inviato da papa Innocenzo III per sistemare la situazione debitoria della diocesi.

Dopo tale fatto, i documenti relativi a Montemezzo non accennano più al castello e vien pertanto spontaneo formulare l’ipotesi che la sua distruzione sia intervenuta ad opera di Ezzelino negli anni successivi al disastroso incendio di Vicenza (1236) forse in concomitanza con la distruzione del vicino Castello di Monteviale (1240). Sul luogo rimasero da quel momento solo rovine ed il Maccà, recatosi a visitarle nei primi anni dell’800, così descriveva il luogo:

“Si trovava (il castello) poco sopra la chiesa parrocchiale dove c’è una casa situata sopra un colle e il luogo nel quale giace si chiama anche oggi castello, a motivo che nei tempi andatitrovasi ivi il castello di Montemezzo, come dimostra anche la quantità grande di pietre che in quel sito si leggono… In certo luogo ivi vicino sussiste ancora un pezzo di torricella e penso che essa fosse nelle mur che circondavano questo castello.”

La precisa testimonianza di Maccà è come sempre preziosa, ma conclude con una deduzione che non si ritiene di poter condividere. Per loro natura ed origine i castelli vescovili del secolo X avevano strutture semplici e modeste, ed è di conseguenza da escludere che ci sia stata una cinta muraria con torresini, con molta probabilità quella che vede Maccà non è altro che il rudere della “guarda” (torre di vedetta) citata nello stralcio sopra riportato dell’atto di vendita in data 8 Marzo 1206.

Da li il castello è stato abitazione di fattori che si prendevano cura della masseria che lo circondano, fino alla metà del 1900 quando venne trasformato nel ristorante che è ora.

Tratto da “I Castelli Medioevali del Vicentino” di Antonio Canova e Giovanni Mantese, Accademia Olimpica di Vicenza. Si ringrazia il gentile aiuto nella ricerca di Francesca De Munari.